Vini degustati

Assaggi d’agosto

Vacanze ormai finite, ma posso dire di essermi ritemprato e rigenerato.
Merito della famiglia, del luogo (Branzi in Val Brembana) e di qualche buona bottiglia che al fresco della montagna non manca mai.

E così tra le bottiglie interessanti due “vecchietti”, un Graves Sec del 1967 (41 anni di vino bianco) e un Dolcetto d’Alba di Angelo Gaja del 1984.

Aperte le bottiglie con poche speranze, siamo rimasti colpiti in entrambi i casi.
Il bianco francese con più di 40 anni sulle spalle aveva un bellissimo colore(la foto fatta con il cellulare non rende molto), quindi mi aveva messo voglia di stapparlo.

Al naso un pò chiuso, ma in bocca una bella acidità ed un gusto niente male.
Dopo due-tre ore si era ripulito anche al naso. Veramente piacevole. Difficile credere alla sua età, considerando poi che la bottiglia è sempre stata conservata in piedi.

Il Dolcetto di Gaja non mi dava grosse speranze, certo il nome c’è, ma il 1984 non mi sembra sia stata una grandissima annata in Langa ed il Dolcetto (tranne rari casi, penso a a quelli di Pino Ratto) non è conosciuto per la sua longevità.

Stappato, al naso si sente in evidenza l’alcol, ma anche un profumo piacevole. In bocca si è conservato stupendamente. Certo non ricorda quei Dolcetto piacevoli da bere nel giro di 1 o 2 anni dalla vendemmia, ma è comunque un bel vino. A distanza di qualche ora perde in piacevolezza e l’alcol sembra farsi dominante, ma ormai è rimasto solo un quarto di bottiglia.

Provati anche un Bordeaux 1966 ed un Barolo 1955, ma qui il tempo ha avuto i suoi effetti e le bottiglie sono finite lavandinate.

Ma il piacere di scoprire “intatto” e piacevole un vino che mia madre avrebbe direttamente svuotato nel lavandino, è un’emozione che ti lascia con il bicchiere in mano a pensare, a scrutare e riassaggiare il vino, come se fosse la prima volta, sorprendendoti ad ogni sorso.
Mentre mia madre mi scruta per vedere se stramazzo a terra, avendo bevuto qualcosa che per lei è “sicuramente andato a male” 🙂

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