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E’ chiaro a quasi tutti(intendo appassionati ed operatori) che l’inchiesta de L’Espresso è un ottimo esempio di giornalismo spazzatura. Inchieste vecchie di mesi, confusione tra sofisticazione e non correttezza dei disciplinari, eccetera.

Ma perchè si è lasciato fare in modo che un qualsiasi giornale in cerca di copie da vendere, potesse autocostruirsi un articolo da prima pagina, senza che prima non fosse “quasi” intervenuto nessuno? Che fosse in grado di proiettare un’ombra sul vino italiano?

Lo scandalo più grosso è quello del vino adulterato, ma le prime notizie(brava Lizzy) apparvero ad inizio dicembre 2007. Dopo fu difficile recuperare informazioni, perchè la stampa non se ne occupo.
Ma se a quei tempi le istituzioni del vino che oggi fanno a gara a querelare L’Espresso fossero prontamente intervenute, chiedendo la pubblicazione dei nomi degli indagati (per tutelare gli onesti e come prassi all’estero quando c’è di mezzo la salute) e norme più incisive sul controllo della qualità dei vini, ci sarebbe lo scandalo?

Se sul Brunello non conforme al disciplinare, il Consorzio del Brunello avesse preso una posizione netta, sospendendo in via cautelativa le aziende inquisite dallo stesso Consorzio e quindi tutelando tutte le altre, parleremmo di Brunellopoli? Ma soprattutto non avesse permesso di mettere in commercio vini che anche i soli appassionati dubitavano fossero solo di sangiovese?
Update 10/04/08:leggete la posizione di un grande del Brunello: Gianfranco Soldera

Come tutte le cadute, quando ci si rialza, si sfrutta la conoscenza acquisita per non ricadere nell’errore.
Sarà la volta buona che i controlli comincino ad esserci sempre, tutto l’anno. Che chi sbaglia paghi, dando l’esempio a chi un domani voglia fare il furbo?

Io spero di sì. Fortemente lo spero.

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