Vini degustati

91, 81, 71. Estrazione del lotto? No, Champagne Corbon

Che sono un amante dello champagne, è difficile negarlo. E certe serate mi danno piena conferma del grande vino che i nostri cugini francesi riescono a produrre.

Se poi prendiamo la Famiglia Corbon di Avize (forse la zona dello Champagne in cui lo chardonnay da il meglio di se), non possiamo che avere conferma.

E così capita di ritrovarsi al Ristorante La Brisa in centro Milano a conoscere il Sig. Corbon e figlia (Claude e Agnès) e degustare insieme a loro le ultime uscite e qualche chicca.

Si parte con l’Absolute Brut (non dosato, 60% chardonnnay, 25% pinot nero, 15% pinot meunier). Naso citrico, un po’ monotono. In bocca una bella acidità, non lunghissimo, ma con un’ottima sensazione che mette voglia di riassaggiarlo. Perfetto per l’aperitivo.

Tocca poi al Brut d’Autrefois (80% chardonnnay, 20% pinot nero, da cuvée perpetua). Naso irruento, all’inizio con poca complessità, ma che con il passare dei minuti si ampia. In bocca è caldo ed avvolgente. L’ottima acidità e la lunghezza in bocca ne fanno proprio un bel vino.

Chardonnay 2002. Al naso è ricco e complesso, la liquer si sente, ma non sovrasta. In bocca è deciso, elegante anche se meno fresco dei primi due.

Tocca poi ad un trittico di “vecchietti”: Chardonnay 1991, naso non pulitissimo (con sentori di salamoia). In bocca buono l’ingresso, ma un po’ squilibrato.

Chardonnay 1981: forse una parola rende l’idea: capolavoro. Naso appena un pò evoluto, ma complesso, con mille sentori. In bocca è freschissimo, lungo e persistente. Semplice e complesso nello stesso tempo. Grandissimo champagne

Chardonnay 1971 Al naso non è pulito, con sentori non proprio piacevoli. In bocca decisamente migliore, sapido e secco. Interessante e difficile.

Se alla fine aggiungiamo poi la passione con cui la famiglia Corbon illustra i propri “figli” e spiega gli esperimenti ed i tentativi di migliorarsi sempre, allora diventa chiaro come possono nascere grandi vini.

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