Vini degustati

Verticale di Raboso del Piave

I tappi delle bottiglie di RabosoEsiste un modo per approfondire la conoscenza di un territorio vinicolo?

Probabilmente con la verticale del vino simbolo di quel territorio.

E non è un luogo comune, quando il vino è il Raboso del Piave, vino che esprime appieno il rapporto con la sua terra.

Siamo a Tezze di Piave, due passi da Vazzola, a pochi chilometri da Conegliano, in pieno Veneto.

Ospiti della cantina Bonotto delle Tezze, i cui proprietari, Antonio e Vittoria sono amici di lunga data.

E proprio con il Raboso si voleva provare a mettere a confronto le vendemmie degli ultimi anni: 2002 – 2003 -2004 -2005- 2006.
Un vino non certo facile, ma che mi è sempre piaciuto, con quell’acidità un pò sferzante, ed una struttura che non lo rende di certo un vino banale.

Le annate in assaggio del Raboso del Piave La Potestà sono quanto di più diverso riguardo a condizioni climatiche, la piovosa 2002, la torrida 2003 o la quasi perfetta 2006.

Il 2006, merito dell’annata e di alcuni valori organolettici molto interessanti, si presenta molto intenso ai profumi, con una nota leggermente dolce anche se in questo millesimo non c’è stato appassimento dell’uva. In bocca è avvolgente e veramente equilibrato. Piacevole ed interessante fin da subito.

Il 2005 risulta essere un pò più chiuso, sia al naso che in bocca. Denota una certa eleganza, che probabilmente potrà dare qualcosa di più nei prossimi anni.

Il 2004 è risultato essere il più penalizzato da una partita di tappi che ha fatto parecchi danni(purtroppo per i produttori capita anche questo). Le 2 bottiglie aperte non hanno fatto eccezzione. Al naso non si trova ne la piacevolezza del 2006, ne l’eleganza del 2005. Meglio in bocca.

Il 2003 denota note passite, tipiche dell’annata torrida. Nonostante questo, l’acidità del vitigno ha permesso di mantenere il vino con una buona freschezza e anche se ormai sono passati sette anni è un vino molto piacevole.

Il 2002 è veramente buono. Elegante, austero, meno “carico” dei precedenti, ma con una piacevolezza dovuto alla perfetta integrazione tra acidità e tannini. E poi dicono che il Raboso non è un vino da invecchiamento. Questo sembra solo all’inizio della sua evoluzione.

Una bellissima esperienza, allietata come sempre dall’umanità e umiltà di Antonio Bonotto che ci ha fatto assaggiare anche un notevolissimo Incrocio Manzoni Novalis  2009.

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