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Marketing del vino a stelle e strisce

Molto interessante l’intervista a Paul Wagner (fondatore della Balzac Communications & Marketing) su L’Informatore Agrario dove vengono proposte alcune questioni sul vino USA, ma non solo.

In particolare è interessante, anche se personalmente non completamente condivisibile, la visione dei consumatori del vino tra “vecchi” e “giovani”, dove questi ultimi ricercano prodotti meno impegnativi e che sappiano raccontare una storia.
Questa della storia di un vino, inteso come romanzo della nascita del vino, di qualcosa che affascini il consumatore, indipendentemente da come e da dove nasce il vino, è un concetto molto “americano” che magari suona estraneo alla nostra cultura, ma se il produttore italiano vuole vendere in quel mercato che si chiama USA, deve tenerne conto. Piaccia o non piaccia. E su questo penso che Paul abbia visto giusto.

Altra risposta interessante è quella sull’enoturismo.
Per Paul, quello che cerca un turista del vino è una connessione personale con il mondo del vino e solo chi sarà in grado di creare queste relazioni potrà creare un legame duratoro e profittevole con questa forma di turismo. Difficile dargli torto…

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5 commenti

  • Marco

    I giovani consumatori Americani vogliono vini che evochino loro una sensazione di esotismo, ti qualcosa di lontano, di particolare. Come dice Wagner nella bella intervista (leggetevela) a loro non interessa in un Chianti quanto Sangiovese ci sia e quanto Trebbiano (o Merlot) ma che il vino gli evochi una sensazione di “italianità”, cosa che puoi fare solo con un’etichetta accattivante, con adeguata promozione e comunicazione. Che poi quel Chianti di Sangiovese non ne abbia visto l’ombra, beh, ai giovani americani passa in secondo piano.
    Beata ignoranza 🙂

  • Max-QM

    Purtroppo è quello che non condivido appieno del suo discorso. Quella da lui presentata è una politica sul breve periodo, da tenere comunque ben presente.
    Ma una volta che hai “accalappiato” un cliente, devi saperlo anche fidelizzare e allora lì diventa importante far capire le differenze con gli altri o che quel vitigno viene prodotto solo in una certa area (passare insomma dal fascino del packaging al fascino della sostanza)…

  • Carlo Odello

    Gianpaolo, grazie per la tua riflessione. Credo che Wagner auspicasse che si pensi al vino come un prodotto che ha bisogno di una politica di marketing. Quindi pensare che esistono diversi target che chiedono prodotti diversi e cui si deve comunicare in modo diverso. La comunicazione ingessata che finora è stata tipica del vino italiano ci sarà anche in futuro perché è una comunicazione che è utile per entrare in contatto con certi target. Sicuramente si dovrà sviluppare una comunicazione diversa per cogliere segmenti diversi, ad esempio i giovani. Certo ben lungi da impostarla come una comunicazione da soft drinks, sarebbe un errore che svilirebbe il prodotto e ne comunicherebbe un consumo sbagliato. Oggi il prodotto è esperienza, così ci dicono tutti, e allora ben vengano mezzi di comunicazione anche più interattivi, ben vengano ad esempio anche i blog (anche se evidentemente non sono certo la panacea).

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