Barraco: vini di Marsala alla prova del tempo
Grazie al week-end di LiveWine abbiamo avuto Milano “invasa” da oltre un centinaio di vignaioli artigianali. Tra questi Nino Barraco, vignaiolo marsalese che per molti appassionati è ormai una certezza, anche senza una storia centenaria alle spalle.
E così, grazie al suo distributore milanese, quello Stefano Sarfati da sempre conosciuto per la passione verso i vini naturali, abbiamo potuto partecipare ad una doppia verticale di due dei vini più rappresentativi di Barraco: Catarratto e Pignatello
Come ci ha ben tenuto a precisare Nino, si tratta di due verticali atipiche, non tanto per conoscere le annate e come hanno influito sui vini, ma per fare un viaggio culturale nel prodotto umano. Dodici anni di produzioni sono pochissimi per il mondo del vino, ma per un singolo vignaiolo sempre alla ricerca del suo stile, sono il periodo degli esperimenti, degli errori e delle conferme.
Perché con le annate non cambia solo il vino, cambia anche il vignaiolo.
Veniamo ai vini. Siamo partiti dal bianco Catarratto che ha subito nel corso degli anni due interventi importante. Da una parte in vigna dove è diminuita la resa per ettaro, dall’altra in cantina con macerazioni variabili.
2006 – Catarratto Barraco
Naso elegante, leggermente ossidato. Ricco di frutta, ma elegante sopra tutto.
In bocca non lunghissimo, alcol ben dosato, ottimo equilibrio e bevibilità. Da aprirsi la bottiglia, parlare con un paio di amici e finirla senza essersi alzati per prendere qualcosa da mangiare.
2007 – Catarratto Barraco
Vino da mare. Mou all’inizio, poi una leggera salamoia, poi vira sull’uva matura. In bocca salinità e sole. Al primo sorso, andrete subito in cucina per preparare qualcosa da abbinarci.
2010 – Catarratto Barraco
Macerazione maggiore. Al naso simile al 2007, ma rimane il timbro del mare e del territorio marsalese. In bocca molto equilibrato.
2012 – Catarratto Barraco
Nota affumicata. Sembra un piccolo francese. Elegante al naso con una bella intensità e buona acidità.
2013 – Catarratto Barraco
Canditi, zucchero a velo, senza essere troppo invadente. 5 minuti e cambia il vino.
In bocca bevibilità a go-go. Torna il mare ed il timbro “Marsala”. Più “leggero” dei vini precedenti ma da l’idea che un dieci anni in bottiglia possano solo migliorarlo.
E passiamo al Pignatello (in altre aree della Sicilia conosciuto come Perricone)
2007 – Pignatello Barraco
Naso con note dolci, maraska, cioccolato, sale. In bocca asciutto, bel tannino. Salsedine di nuovo, oliva nera al forno.
2008 – Pignatello Barraco
Naso salmastro, acciuga, carruba. Tannino vivo, sentori di mirto e spezie.
2010 – Pignatello Barraco
Polveroso, quasi legno bruciato. In bocca cambia marcia, tannino avvolgente, marasca, bella bevibilità.
2011 – Pignatello Barraco
Più concentrazione al naso, calore e dolcezza. Tannino evidente ma supportato da freschezza. Sembra perdere il timbro “marsalese” che abbiamo ritrovato negli altri vini.
2012 – Pignatello Barraco
Più rustico al naso inizialmente, ricordi di coppa piacentina. Tannino evidente ed un po’ ruvido. Ma la freschezza c’è, così come una finezza ancora da esprimere completamente.
In definitiva una bellissima serata, anche perché è stata l’occasione per parlare non solo dei vini di Nino, ma anche dello stato del vino artigianale siciliano (grazie anche all’intervento di Francesco Guccione) che vede sempre di più i giovani buttarsi a capofitto in questa avventura. Vedremo quindi chi saranno i futuri Barraco e Guccione.